Registrati in Italia 390.700 nuovi casi di cancro. Ogni giorno 1.071 italiani hanno avuto questa terribile diagnosi
di Satya Marino
Francesco Schittulli* è Presidente Nazionale della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), già allievo del prof. Umberto Veronesi, è senologo-chirurgo e Direttore della Breast Unit del Mater Dei Hospital di Bari. Autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche, ha al suo attivo circa 30.000 interventi chirurgici per patologia mammaria.
Professore, negli ultimi anni com’è cambiata, se è cambiata, la lotta contro il cancro?
Negli ultimi anni abbiamo registrato notevoli progressi. Il cancro è una malattia ambientale su base genetica e quindi è l’ambiente che va a mutare, a modificare i nostri geni, fino a portare allo sviluppo di una patologia neoplastica. Questo significa che dobbiamo prenderci cura di tutto ciò che circonda l’essere umano. Ormai, sono state individuate 534 sostanze possibilmente o probabilmente cancerogene. Lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha già individuato 140 di queste sostanze certamente cancerogene. Dobbiamo anche prendere atto che il 10% della popolazione mondiale sviluppa un tumore, contro il 25% della popolazione europea: questi sono dati che dovrebbero non solo farci riflettere, ma indurci a prendere delle decisioni in merito ad una patologia che di anno in anno colpisce sempre più persone.
Quando è apparso il cancro nella storia dell’umanità?
È la malattia più antica e crudele che abbia colpito l’essere umano. Possediamo delle testimonianze addirittura preistoriche, come ad esempio il dinosauro conservato al British Museum di Londra, che aveva sviluppato un tumore alle ossa. Poi, questa patologia ha interessato anche l’uomo e la prima testimonianza a livello femminile risale al tremila a.C.: nel papiro di Edwin Smith – che lo acquistò nel 1862 da un rigattiere – vi è la prima descrizione scritta di un tumore al seno, che l’autore del testo descrive come una grave malattia per la quale nessun trattamento era possibile.
Qual è il rapporto tra il cancro e l’aumento dell’aspettativa di vita?
Oggi, in Italia l’uomo ha una vita media di 80 anni, la donna di 85 anni. Cent’anni fa la vita media di un uomo era di 45 anni. Questo comporta la necessità di prestare attenzione a quelle patologie che possono svilupparsi con il trascorrere del tempo. Sappiamo che il cancro si può vincere sia attraverso l’immunologia e l’immunoterapia, sia attraverso la genetica. Queste sono le due armi che sicuramente porteranno alla vittoria finale su questa malattia, ma per realizzare quest’obiettivo occorre del tempo, così come sarà necessario attendere ancora degli anni – si stima almeno dieci – per la realizzazione di un vaccino contro il cancro.
Intanto, il cancro fa ancora molte vittime e se pensiamo al disastro realizzato dalla cosiddetta pandemia Covid rispetto alla vera pandemia, che è quella del cancro, ci accorgiamo dell’aumento del numero dei casi di cancro e sull’elevato numero di persone non trattate adeguatamente, perché sono stati tralasciati lo screening, le diagnosi precoci. Ci troviamo di fronte a diagnosi sempre più tardive, che comportano un peggioramento dei trattamenti, una qualità di vita precaria e una diminuzione della quantità di vita. A questi tre elementi, c’è da aggiungere l’aumento dei costi, perché la persona colpita dal cancro in fase avanzata non è più attiva, non produce. Si registreranno quindi dei costi che si ripercuoteranno non solo nell’ambito del singolo nucleo familiare, ma anche sulla comunità. Di questa situazione dovrebbero farsi carico coloro che hanno la responsabilità della Sanità.
Quali rilievi sente di dover fare a questo proposito?
In Italia, chi gestisce la Sanità è la Regione. Purtroppo, durante il Covid, abbiamo assistito a comportamenti differenziati, disomogenei tra di loro da parte delle venti Regioni italiane. Sarebbe necessario un ritorno del governo della Sanità alla centralizzazione. Mi rendo conto che le Regioni, di qualsiasi colore politico esse siano, mai accetteranno di rimettere questa delega allo Stato centrale, perché l’80 del loro bilancio è costituito dalla Sanità.
Si assiste, così, ad una spartizione partitica delle risorse destinate alla Sanità e si lede il bene universale salute, che va tutelato e difeso. Questo, nel nostro Paese non accade: ad esempio, vi sono Regioni nelle quali lo screening al seno viene effettuato a 45 anni, altre a 50 anni, sapendo che solo quest’anno avremo 60.000 donne che scopriranno di avere un tumore al senso e che paradossalmente al Nord ci si ammala di più, ma si muore di meno, mentre al Sud avviene l’esatto opposto.
Soffermiamoci per un momento su quella che lei ha definito la “cosiddetta pandemia”. Lei è stato uno dei pochi ad assumere posizioni controcorrente. Perché?
Grazie per questa domanda. Intanto, sarebbe stato necessario non ammassare gli ammalati negli ospedali, ma curarli domiciliarmente oppure attraverso i poliambulatori: si sarebbe certamente ridotta la problematica legata al virus. Pur non negando i benefici derivanti dai vaccini, mi chiedo come mai per il vaccino contro il cancro si debba attendere tanti anni, mentre per il vaccino anti- Covid sono stati impiegati pochi mesi. Restiamo ai fatti accaduti: è stata creata prima la paura, poi l’ansia, poi il panico, quasi la schizofrenia, con danni inimmaginabili, sia nei confronti dei giovani, che hanno subito due anni di socializzazione sia di tutte le altre persone, che sono diventate sempre più nervose, favorendo anche lo sviluppo del cancro: con le tabaccherie aperte e le persone chiuse in casa che si alimentavano in maniera inappropriata.Sappiamo che la prevenzione primaria del cancro è legata alla lotta al tabagismo e alla corretta alimentazione. Ho detto tutto, mi sembra.
Ci può dare qualche numero sulla diffusione del cancro?
Se guardiamo i dati ufficiali del Ministero della Salute, non si possono sottacere questi numeri: in 30 mesi – da marzo 2020 a settembre del 2022 – sono morti per Covid 178.300 italiani. Io dico anche per Covid, ma lasciamo stare quello che penso io: diciamo morti solo per Covid. Ebbene, solo nel 2021 in Italia si sono registrati 181.330 decessi per cancro; questo significa che si sono registrati 496 morti al giorno di cancro.
L’OMS dice che negli ultimi 3 anni sono stati registrati nel mondo 20 milioni di decessi per Covid. Nello stesso periodo, i decessi per cancro sono stati 30 milioni, una cifra sottostimata, perché non possediamo i dati di gran parte dei Paesi dell’Africa e dell’Asia. Nel 2022 sono stati registrati in Italia 390.700 nuovi casi di cancro. Ogni giorno, 1.071 italiani hanno avuto la diagnosi di cancro.
Di fronte a questa situazione, chiedo 3 cose: un bollettino quotidiano sulla pandemia cancro, non per spaventare la gente, ma per indurla a fare esami diagnostici preventivi; un ritorno alla gestione centralizzata della sanità, con le Regioni che dovrebbero limitarsi a controllare la qualità delle prestazioni offerte e non decidere sulle nomine dei responsabili della Sanità; che qualcuno proponga un referendum ai cittadini, con una semplice domanda: come considera la gestione della sanità da parte della sua regione?
Quali sono i progetti futuri della LILT?
Innanzitutto di diffondere sempre di più la cultura della prevenzione, quella primaria, relativa ai corretti stili di vita e quella secondaria, la diagnosi precoce. Si potrebbe arrivare all’80-85% di guarigione da tutti i tipi di cancro solo se ci servissimo realmente dell’amplissima e sofisticata gamma di tecnologia che è già a nostra disposizione. Questo, invece, non accade. Per realizzarlo, è necessario far conoscere capillarmente l’importanza della prevenzione, sin dai primi anni della scuola. Così come è necessario impegnarsi nei confronti di quei quattro milioni di italiani che già hanno vissuto l’esperienza cancro, facendo così che questa patologia possa essere trattata come le altre patologie croniche: l’ipertensione, il diabete, l’artrosi.
*Laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Chirurgia ed in Oncologia con il massimo dei voti e la lode, eletto più volte al Consiglio dell’Ordine dei Medici di Bari, al Consiglio nazionale della SICO (Società Italiana di Chirurgia Oncologica) e della SIT (Società Italiana Tumori), è stato Direttore della Scuola Superiore di Senologia Chirurgica e docente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Foggia e alla Scuola di Specializzazione in Oncologia delle Università di Bari e di Tor Vergata a Roma. Nel 2005 gli è stata conferita la “Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica” dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e l’onorificenza di San Gregorio Magno dal San Giovanni Paolo II. Già componente della Commissione Oncologica Nazionale e del Consiglio Superiore di Sanità, è stato Primario, Direttore Scientifico e Capo Dipartimento Donna all’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Oncologico di Bari. Insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali, tra cui il “Melvin Jones Fellow” dal Lions International ed il “Paul Harris Fellow” dal Rotary International, dal 2009 al 2014 è stato Presidente eletto della Provincia di Bari. Nel 2017, il Capo dello Stato Sergio Mattarella l’ha nominato “Cavaliere di Gran Croce” dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2021 è stato nominato consulente del Ministero della Salute. Nel 2022 ha ricevuto il “Premio Eccellenza Italiana” ed è stato nominato componente del Comitato Scientifico Sanità in Formazione. Nel 2023 è stato nominato dal Ministro della Salute componente il Tavolo tecnico-scientifico Ambiente e Salute.