Francesca Bianco è una mamma “Caregiver” che vive a Nova Siri (MT) con i suoi tre figli. Il più piccolo, Raffaello, nato con una malattia rara altamente invalidante, necessita di un’assistenza continua. Francesca se ne prende cura h24: una scelta d’amore e di responsabilità che nei fatti significa dedicare completamente la propria vita alla cura e all’assistenza di suo figlio. Tutto questo accade, però, nel mancato riconoscimento di qualsiasi diritto da parte dello Stato.
Da qui il suo richiamo deciso, in qualità di delegato territoriale Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità) per la Basilicata. “E’ una situazione diventata inaccettabile e insostenibile. Serve una legge nazionale subito che garantisca finalmente i diritti di centinaia di migliaia di persone che aspettano ormai da troppo tempo” dichiara. “Anche l’ONU ha recentemente condannato l’Italia per questa mancanza. Il nascente governo non potrà ignorare la questione così come è stato finora“.
Francesca vuole richiamare l’attenzione delle istituzioni locali: “Sono fiduciosa che ci sia sensibilità sul tema e sempre maggiore consapevolezza sulla problematica anche nella nostra realtà” conclude.
La condanna da parte dell’ Onu
Lo scorso 3 ottobre, in sede Onu, l’Italia è stata condannata per il mancato riconoscimento della figura del caregiver familiare e dei suoi diritti . “È stato pienamente accolto – si legge in una nota di Confad a firma del presidente nazionale Alessandro Chiarini – il ricorso presentato presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2017 dall’allora presidente di Confad Maria Simona Bellini attraverso il quale veniva denunciata l’insostenibile condizione di vita dei Caregiver Familiari in Italia, a causa di un ingiustificato vuoto legislativo, con conseguente violazione di importanti diritti della persona”.
Il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità (il più alto organismo riconosciuto a livello mondiale per la tutela delle persone con disabilità e delle loro famiglie) si è infatti pronunciato il 3 ottobre 2022, riconoscendo lo stato di effettiva gravità in cui vivono i Caregiver Familiari in Italia: il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza.
L’ accoglimento del ricorso accerta la violazione da parte dell’Italia degli obblighi internazionali assunti con la ratifica della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006. Ratifica che avrebbe dovuto segnare “Un importante traguardo per il Paese intero. La capacità di risposta ai bisogni delle persone con disabilità è uno degli indicatori principali di un Welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente”. Nel sistema Welfare italiano fin ora non si è tenuto conto dell’importanza e del valore intrinseco per l’intera società dei Caregiver Familiari che si dedicano h24 alla cura e all’assistenza dei propri congiunti non autosufficienti, costantemente esposti a un elevato rischio di esaurimento fisico e psicologico.
Inclusione e sostegni per il diritto della persona con disabilità
Il Comitato ha ribadito l’imprescindibilità della presenza del Caregiver per la realizzazione del diritto della persona con disabilità a vivere una vita dignitosa e soddisfatta, autonoma e indipendente, che miri alla piena inclusione nella società ed eviti il ricorso all’istituzionalizzazione. In particolare, si è pronunciato in termini di: sostegni economici, maggiore accesso all’alloggio, attenzione al mantenimento del nucleo familiare, regime fiscale agevolato, orario di lavoro flessibile, fino al riconoscimento dello status di Caregiver Familiare nel sistema pensionistico.
In conclusione, il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità richiede allo Stato italiano, e in maniera uguale in tutte le regioni, l’adozione di misure appropriate al fine di dare piena attuazione alla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità. Conformemente a tale dispositivo lo Stato italiano dovrà presentare al Comitato, entro sei mesi, una risposta scritta in relazione a quanto porrà in essere per colmare queste gravi lacune. Si spera in azioni concrete.
A.A.