A rischio la competitività e la sopravvivenza di molte fra le 1.100 aziende del comparto
Alla vigilia dell’appuntamento fieristico internazionale LINEAPELLE (Milano, 20/22 settembre), UNIC – CONCERIE ITALIANE, le cui aziende rappresentate ne sono protagoniste assolute, esprime l’allarme dei suoi imprenditori che hanno dichiarato di fronteggiare una situazione contraddistinta da difficoltà tali da portare alla sospensione (se non alla cessazione definitiva) delle attività produttive del settore.
La conceria in Italia dà lavoro a 18 mila persone.
“A fine giugno,” interviene Nuti “chiedevo una solidarietà di filiera, che permettesse alle concerie di adeguare i propri listini al boom inflazionistico in atto ormai da mesi. Si trattava e si tratta di una reale necessità. Non è più possibile per le aziende sostenere aumenti che non riguardano solo gli extra costi delle materie energetiche, ormai del tutto fuori controllo e con dinamiche tali da rendere quasi impossibile fare bilanci e strategie future, ma quasi tutti i principali costi di gestione di una conceria”.
Il costo complessivo di produzione di una pelle finita in Italia è già mediamente aumentato almeno del 12,1% a metro quadro rispetto all’anno passato, a causa dei fortissimi rialzi della spesa unitaria per l’energia (+360% per gas e elettricità), depurazione acque (+42%), prodotti chimici (+31%) e lavorazione conto terzi (+24%). Previsto un ulteriore incremento medio totale pari al 5,5% tra 3 mesi, a fine anno.
La domanda di mercato, che nei primi mesi dell’anno era stata soddisfacente, ha rallentato in maniera preoccupante e moltissime aziende dichiarano di lavorare in perdita. Ma quanto potranno durare in queste condizioni? Mai come ora il futuro è totalmente un’incognita e mai come ora, per affrontarlo e superarlo, c’è bisogno di una forte presa di coscienza e di uno sforzo congiunto da parte di tutti, imprese e istituzioni.
Annachiara Albanese