La mostra scaturisce dall’invito rivolto nel 2019 da Grazia Toderi al fratello agronomo, Marco Toderi, a realizzare una serie di immagini di materie e terre desertiche, scelte e “marcate” dal suo passaggio e dal suo sguardo, punto di partenza per la serie di opere dal titolo Marco (I Mark) del 2019 e Marco (We Mark) del 2020 e del 2021. Ne è poi derivato anche uno scambio di reciproche riflessioni su terra e aria, su acqua e fuoco. Sugli elementi che rendono possibile la vita.
Come scrive l’artista: “Nelle opere Marco (I Mark), 2019 e Marco (We Mark), 2020 e 2021, non volevo riferirmi a un tempo o a un luogo particolare, ma a un concetto più ampio di conflitto che esiste ovunque, in natura, nel cosmo, e perfino nel nostro corpo. Ma anche alle possibilità della ricerca di fare di questo conflitto una lotta per la vita. In questo senso il mirino non è solo un segno negativo. Con il telescopio, ad esempio, ci aiuta a ricercare stelle e pianeti, ad orientarci, a mettere a fuoco…”.
Tre proiezioni video di questa serie, sono esposte nelle sale al piano terra dell’Accademia. Possono evocare la Terra o altri pianeti, le profondità del cosmo o i meandri più nascosti del corpo umano. Appaiono mirini e sistemi di misura luminosi. L’attenzione di Grazia Toderi si concentra non solo sulla proiezione di luce, ma anche su quella delle ombre, tema ricorrente nel suo lavoro che qui viene ulteriormente indagato secondo una nuova e più ampia prospettiva.
Le opere in mostra all’Accademia Nazionale di San Luca esemplificano le numerose tecniche utilizzate dall’artista, dalla proiezione luminosa all’immagine fotografica, dalle mappe al disegno, nella ricerca di quella che definisce “vita”, nella sua accezione più ampia: terra, cosmo e corpo umano sono per l’artista la stessa cosa, e per questo le sue immagini assumono una valenza molteplice e stratificata, in bilico tra visione individuale e collettiva, viaggio introspettivo e cosmico, dimensione reale e irreale, infinito o infinitesimale, luce e ombra.
Riassume l’artista: “Sono nata negli anni Sessanta, quando l’umanità vedeva per la prima volta, grazie al video e al satellite, un essere umano in assenza di gravità e il proprio meraviglioso pianeta osservato dall’alto. Una nuova visione, geografica e rivoluzionaria, che abbracciava tutto il pianeta in un unico sguardo. L’immagine è qualcosa di estremamente complesso, ed essendo parte della nostra mente, quindi del nostro corpo, credo possa condurci a superare i nostri limiti… Dagli anni Ottanta sono ossessionata dalle mappe e dalle loro trasformazioni nel tempo. Di notte gli “sciami” di luci trasformano le città in astratte mappe luminose. Sono le nostre costellazioni terrestri. I loro toni sono rossastri, un rosso particolare e indefinibile che irradia le città e che ho chiamato “Rosso Babele”. Passo quasi tutto il mio tempo a stratificare le immagini che ho scattato, una sull’altra. Ogni singolo fotogramma si trasforma in un altro, appena appena diverso, e così via, moltiplicandosi in migliaia di altri fotogrammi che corrono luminosi su una superficie e nel tempo. È così che nascono le mie proiezioni video”.
In occasione della mostra sarà successivamente pubblicato un catalogo con una conversazione di Grazia Toderi con il fratello Marco Toderi e un testo critico di Claudio Strinati.
Mostra: Grazia Toderi. Marco (I Mark We Mark)
Curatore: Marco Tirelli
Sede: Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
Apertura al pubblico: 10 giugno 2022 – 30 luglio 2022