L’idroelettrico è oggi la 1a fonte rinnovabile per la generazione elettrica in Italia, ma più del 70% degli impianti idroelettrici nel nostro Paese ha più di 40 anni e l’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è già scaduto o scadrà entro il 2029
Al centro del dibattito tenutosi presso il Centro Studi Americani, durante il quale è stato presentato il Rapporto “Le concessioni idroelettriche in Italia: incertezze e opportunità per il rilancio del Paese”, il tema degli investimenti per l’ammodernamento e l’efficientamento delle centrali idroelettriche in Italia.
L’evento ha visto la partecipazione di stakeholder rilevanti dell’idroelettrico e della relativa filiera estesa, del mondo accademico, giuridico, economico e istituzionale, con l’obiettivo di facilitare e aprire un confronto costruttivo sulle questioni più importanti da affrontare al fine di valorizzare il più possibile un settore chiave e strategico per il sistema-Paese.
L’idroelettrico gioca un ruolo strategico per la transizione e sicurezza energetica del Paese, rappresentando la prima fonte rinnovabile per la generazione elettrica in Italia (40,7% vs. 21,3% del solare e 16,0% dell’eolico). Assume ancora più rilevanza alla luce dell’attuale crisi energetica, rendendo il sistema più sicuro, resiliente e sostenibile. Infatti, è in grado di offrire flessibilità al sistema energetico, permettendo l’accumulo di energia e garantendo la stabilizzazione della rete elettrica, oltre a trarre le sue fonti a livello locale e territoriale. L’idroelettrico è anche la tecnologia energetica con la più bassa carbon intensity nella generazione elettrica assieme all’eolico.
“L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: iniziare a investire nelle risorse strategiche presenti sul nostro territorio o continuare a essere pericolosamente esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia. Ripensare il quadro normativo italiano relativo alle concessioni idroelettriche rappresenterebbe un primo passo verso una maggiore sicurezza e resilienza del nostro settore energetico, con investimenti addizionali immediatamente attivabili pari a 9 miliardi di Euro. Bisogna agire con tempestività e sbloccare gli investimenti. Non possiamo permetterci di perdere questa storica opportunità.” ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti.
Nonostante la strategicità dell’idroelettrico e l’importanza che questa fonte ricopre per il raggiungimento dei target europei, l’attuale quadro normativo limita lo sviluppo del settore in Italia. A livello europeo, l’Italia è l’unico Paese ad aver effettuato un’apertura così ampia del proprio mercato delle concessioni per uso idroelettrico, operando quindi in un contesto di non reciprocità all’interno dell’Unione Europea. L’archiviazione delle procedure di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell’Italia e anche degli altri Stati Membri (Austria e Svezia) – che non hanno aperto alla concorrenza – fa ragionevolmente supporre che non vi sarà, quanto meno nel breve periodo, un’apertura di altri mercati pari a quella italiana. Non solo: l’Italia registra una durata massima delle concessioni idroelettriche tra le più basse, con un minimo di 20 e un massimo di 40 anni (vs. 75 anni di Francia, Portogallo e Spagna).
A livello nazionale, poi, la forte disomogeneità nelle discipline regionali e le regole relative alle modalità di trasferimento e valorizzazione dei beni a fine concessione rappresentano un ulteriore elemento ostativo al pieno sviluppo degli investimenti nel settore idroelettrico.
Più del 70% degli impianti idroelettrici in Italia ha più di 40 anni e l’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è già scaduto o scadrà entro il 2029. Diventa, quindi, prioritario affrontare le criticità dell’attuale quadro normativo italiano e sbloccare gli investimenti, affinché l’idroelettrico possa giocare il ruolocentrale che gli spetta per la transizione energetica e la messa in sicurezza dei territori italiani, sia in termini di sicurezza di approvvigionamento energetico sia per l’assetto idrogeologico.
“Nel momento attuale lo sviluppo delle rinnovabili non è più solo auspicabile ma necessario per contribuire a raggiungere l’autosufficienza energetica del nostro Paese e affrancarsi dalla dipendenza del gas estero” – ha commentato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A – “L’idroelettrico è un settore strategico ed è gestito largamente da imprese italiane. Gli investimenti dei gestori a beneficio di questa importante risorsa potrebbero essere favoriti da una normativa chiara ed omogenea, che preveda un’estensione della concessione a fronte di investimenti a favore dei territori che ospitano gli impianti, e la riassegnazione mediante gara in assenza di miglioramenti per gli asset da parte degli operatori uscenti”.
“Per valorizzare il ruolo strategico dell’idroelettrico in Italia è necessario, a livello europeo, garantire un’equità di trattamento tra gli operatori degli Stati membri e una maggiore omogeneità della normativa, mentre a livello nazionale è prioritario creare le condizioni per una maggiore certezza per gli operatori sul ritorno dell’investimento.Serve una strategia che assicuri una rideterminazione della durata della concessione a fronte di investimenti per rafforzare ulteriormente il ruolo dell’idroelettrico” – dichiara Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel.
A.A.