Il 70% dei 2,5 milioni di utenti italiani che utilizzano WeWard sono giovani tra i 18 e i 35 anni
WeWard, l’app che ha dichiarato guerra alla sedentarietà degli italiani e che ha raggiunto i 2,5 milioni di utenti in poco più di 3 mesi, sta letteralmente spopolando tra i giovani.
Chi sono gli utenti di WeWard e dove vivono?
Hanno tra i 18 e i 35 anni, vivono principalmente nelle grandi città del centro-nord e sono maggiormente donne. Questo è l’identikit che emerge da un’analisi realizzata dalla società francese.
L’app WeWard viene utilizzata per il 71% dalla fascia 18-35 anni, per il 21% dalla fascia 36-51 e il resto è suddiviso abbastanza equamente tra le altre fasce di età.
L’analisi evidenzia come il 53% degli utenti sia donna, il 48% risieda al nord e circa il 60% viva in città grandi e medio-grandi. La percentuale di persone che utilizza WeWard nelle zone più periferiche e rurali del Paese si attesta invece al 25%. Al primo posto, tra le città in cui si trova il maggior numeri di utenti c’è Roma, seguita da Milano (con il 35% di utenti in meno) e Torino (con circa meno di 1/3 di utenti rispetto a Roma).
“Non conosciamo l’effettivo motivo che ad esempio spinge i romani a camminare di più rispetto a milanesi e torinesi.” – ha affermato Yvest Benchimol, CEO di WeWard. “Pensiamo però che in una città come Roma, con un clima più mite e i tanti problemi legati alla mobilità, le persone siano più stimolate a fare a piedi tratti che altrimenti percorrerebbero con la propria autovettura o con i mezzi pubblici. Dai dati in nostro possesso emerge che i nostri utenti mantengono un livello costante di cammino per l’intera settimana lavorativa. Ciò ci induce a ipotizzare che essi abbiano sostituito la camminata agli altri mezzi di trasporto per effettuare anche le normali attività quotidiane, come il recarsi all’Università, sui luoghi di lavoro o di svago.” – ha spiegato Benchimol.
Un fenomeno di costume per la Generazione Z e i Millennials
Sono proprio i giovani Millennials e quelli appartenenti alla Generazione Z ad utilizzare maggiormente l’app WeWard. In generale sono i primi a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali, cosa che non può non influire su come viene vissuta la quotidianità, e quindi anche sul loro modo naturale di utilizzare tutto ciò che la tecnologia mette loro a disposizione.
Perché WeWard? Perché funziona, mantiene le promesse e propone uno stile di vita più sostenibile e salutare. Esattamente in linea con le richieste dei giovani sulla necessità di una corretta sostenibilità ambientale, di una maggiore protezione del pianeta, di un diverso modello di sviluppo sociale ed economico.
Weward infatti è un’app che invoglia a camminare ed ha come obiettivo quello di incoraggiare le persone a lasciare l’auto a casa (o i mezzi pubblici), in favore di una bella passeggiata. E paga per farlo. Dopo essersi registrati nella app, si può cominciare a guadagnare Ward camminando, sfidando gli amici, vivistando i luoghi sulla mappa, oppure ad esempio acquistando presso i negozi online o offline dei partner (e molto altro). Raggiunti i Ward necessari, sarà possibile trasformarli in Euro e devolverli in beneficienza, traserirli sul proprio conto corrente oppure utilizzarli presso i negozi degli oltre 500 partner di WeWard.
Weward è una start up formata da un team giovane che ha voluto adottare un approccio eco-responsabile con lo scopo di facilitare il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030: sostenibilità, valorizzazione del territorio, benessere, dinamismo locale e riduzione dell’ inquinamento.
“E’ interessante vedere come, dalle nostre statistiche, emerge una conferma della grande sensibilità dei Millennials e Generazione Z verso i temi ambientali, la sostenibilità e la loro disponibilità a fare qualche passo in più per il benessere proprio e per quello del pianeta.” – ha dichiarato Yvest Benchimol, CEO di WeWard
“Non mi stupisce che siano proprio i giovani i maggiori utilizzatori della nostra app. Dico questo anche perché noi stessi, come WeWard, apparteniamo a questa generazione e ci rispecchiamo pienamente nei comportamenti dei nostri utenti.” – ha concluso Benchimol.
Annachiara Albanese