Di Flavia Scicchitano
Il 4 gennaio 2022 è entrata in vigore una nuova normativa europea che mette al bando gli inchiostri colorati per i tatuaggi e trucco permanente. E la tendenza, già avviata, di chiedere la rimozione del tattoo, sembra avere messo il turbo
Ne parliamo con il Prof. Daniele Spirito, specialista in chirurgia plastica, che si occupa anche di cancellare i disegni sottopelle.
Prof. Daniele Spirito quali sono i principali rischi in cui ci si imbatte nel momento in cui si decide di incidere la pelle con un disegno colorato o trucco permanente?
“Il rischio principale è uno e noi chirurghi, purtroppo, siamo ormai abituati a constatarlo: i pigmenti possono staccarsi dai disegni sottopelle e depositarsi nei linfonodi, organi ‘sentinella’ che si attivano in caso di virus, attacchi batterici e tumori. Il rischio è che una volta colorati questi linfonodi inizino a dare risposte anomale, si creino infezioni e infiammazioni. Per questo la scelta di tatuarsi non va mai presa con leggerezza”.
La normativa europea entrata in vigore a inizio anno come interviene per mettere al riparo da questi rischi?
“Ad essere vietati non sono gli inchiostri di per sé ma i pigmenti colorati che contengono isopropanolo. Questa sostanza, presente nella maggior parte degli inchiostri per tatuaggi, viene aggiunta per renderli sterili. Il problema dell’isopropanolo è che è classificato tra le sostanze potenzialmente cancerogene: le lesioni cutanee che vengono provocate durante i tatuaggi possono infatti causare l’assorbimento di questa sostanza dall’organismo, con conseguenze negative. Il rischio, seppur basso, esiste. Il divieto non interessa solo il mondo dei tatuaggi, ma riguarda anche gli inchiostri utilizzati per il trucco permanente o per il microblading, tecnica che permette di tatuare le sopracciglia e correggerne la forma”.
Sono in aumento le richieste di rimozione dei tatuaggi?
“Sì, già da qualche tempo e a maggior ragione dopo questa ulteriore spinta arrivata dall’Unione europea. Statisticamente la richiesta di rimozione nasce da una perdita di interesse o da una delusione d’amore. Nomi di persone care, oggetti, icone politiche o sportive, sono i tatuaggi più rappresentativi. Quando l’interesse decade, i gusti cambiano o subentra una delusione ecco il desiderio di cancellare definitivamente il messaggio. E’ bene però ricordare che tutte le attività finalizzate alla rimozione di tatuaggi o di trucchi permanenti sono considerate mediche e in quanto tali dovranno essere eseguite da un medico. La persona a cui rivolgersi, dunque, non dovrà essere il tatuatore che ha eseguito il tatuaggio ma un medico, meglio se specialista dermatologo o chirurgo plastico”.
Quali sono allora i trattamenti per la rimozione meno invasivi e più efficaci?
“Purtroppo non abbiamo la gomma da cancellare ma esistono diverse tecniche in grado di scolorire gradualmente il tatuaggio fino a farlo scomparire, lasciando spesso un’impronta. Il laser al neodimio è sicuramente la tecnica a più utilizzata. In pratica, attraverso un impulso laser di brevissima durata, si colpisce il pigmento frammentandosi in parti minuscole, l’inchiostro viene ingerito dai glubuli bianchi (macrofagi). Per i casi più semplici si procede con 3-5 sedute, mentre per quelli più difficili ne serviranno anche 8-12: in entrambi i casi, le sedute devono essere distanziate di circa 4-8 settimane l’una dall’altra. Chi esegue questo tipo di trattamento deve considerare che la pelle potrebbe arrossarsi e, sulla parte interessata, potrebbero comparire vesciche, croste o desquamazione.
Il pico laser è, invece, un laser di un’ultima generazione L’emissione di energia con potenza elevatissima a impulsi brevissimi (Picosecondi) e le 3 lunghezze d’onda consentono di agire su colori differenti di pigmento tramite un puro effetto fotoacustico. Il laser lavora quindi in modo combinato eliminando diversi tipi di pigmenti colorati, a differenti profondità, con risultati eccezionali su tutti i tipi di tatuaggi multicolore e trucchi cosmetici”.
In quali casi si procede, invece, con la chirurgia?
“Nel caso in cui il tatuaggio abbia delle dimensioni piccole l’escissione chirurgica diretta in toto ha sempre la sua validità tenendo presente ovviamente l’ubicazione della inevitabile cicatrice. Vorrei ricordare, infine, anche la saladermoabrasione, una vecchia tecnica, economica, che ha ancora una sua collocazione. La cute viene escoriata per il primo strato cutaneo. Si applica del sale macinato fino che ha il potere di assorbire il pigmento. Alla prima medicazione suggestivo il disegno posto in negativo sulla garza. Ovviamente bisogna avere esperienza e professionalità. Non è fai da te”.