Il prof. Andrea Venturin è specialista di Medicina Fisica e Riabilitativa, Medicina Legale e delle Assicurazioni. È responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Riabilitazione Ortopedica presso il Servizio di Riabilitazione Ortopedica Clinica Ortopedica dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova. È componente della Commissione incaricata dalla S.I.M.F.E.R. (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) su mandato del Ministero della Sanità a definire le “Linee Guida Nazionali per il Trattamento Riabilitativo del Paziente in Età Evolutiva Affetto da Patologie del Rachide”
Può definire che cosa si intende per scoliosi?
La scoliosi idiopatica è una deformità complessa tridimensionale della colonna vertebrale caratterizzata da una flessione laterale di più di 10° della colonna, da una torsione e rotazione dei corpi vertebrali e da una riduzione delle curve sagittali, quali la cifosi toracica e la lordosi lombare.
Si distìnguono forme funzionali – non vere scoliosi – totalmente correggibili e per lo più correlate a eterometria degli arti inferiori, da forme strutturate – vere scoliosi – solo parzialmente correggibili e con presenza di gibbo. Le forme strutturate di scoliosi presentano una etiologia sconosciuta (impronta genetica e una alterata maturazione del SNC), prediligono il sesso femminile con un rapporto di 4 a 1 rispetto ai maschi e hanno una prevalenza del 2-3%. L’età maggiormente interessata è quella dell’adolescenza circa trai10ei17anni.
Come viene individuata la scoliosi?
Un attento esame obiettivo durante le routinarie visite pediatriche e sportive, consente di individuare facilmente la presenza di scoliosi e di inviare il soggetto a valutazione specialistica: asimmetria delle spalle e dei triangoli della taglia, presenza di gibbo rappresentano gli indici più importanti da un punto di visto clinico, il sesso femminile e la familiarità gli indici più significativi da un punto di vista anamnestico.
Si può prevenire?
Se da un lato non si può prevenire l’insorgenza della scoliosi, dall’altro se ne può prevenire l’aggravamento. La ginnastica medica da sola nelle forme lievi di scoliosi (tra i 10° e i 20°-25°) e la ginnastica medica associata all’utìlizzo di un corsetto nelle forme di media gravità (tra i 20°-25° e i 40°-45°), si è dimostrata efficace nel ridurre la progressione della malattia.
Importante quindi che vi sia un’iniziale precoce individuazione della scoliosi (visite pediatriche e sportive), un’accurata valutazione specialistica (fisiatrica, ortopedica) da parte del medico che si occupa specificamente di patologie vertebrali, che dovrà impostare un programma di trattamento, e un rieducatore (fisioterapista) specializzato nella ginnastica medica, che ponga in atto il programma stabilito; non ultima la figura del tecnico ortopedico specializzato nel confezionamento dei corsetti correttivi per la scoliosi.
Il dorso curvo, invece, che cos’è?
L’ipercifosi toracica o dorso curvo è un aumento della fisiologica curvatura in avanti (cifosi) del rachide a livello dorsale (più di 40°-45°). Anche per questa deformità sì distinguono forme funzionali totalmente correggìbili e forme strutturate solo parzialmente correggibili e che possono presentare specifiche alterazioni vertebrali con deformità a cuneo anteriore (M. di Scheuermann o dorso curvo giovanile).
A differenza della scoliosi, in questo caso le forme funzionali se non adeguatamente corrette possono evolvere in forme strutturate.
Allo stesso modo che per la scoliosi, risulta importante un attento esame obiettivo durante le routinarie visite pediatriche o sportive, che consenta di individuare facilmente la presenza di ipercifosi toracica (misurazione di superficie dell’entità della citasi toracica) e di inviare così il soggetto a valutazione specialistica. La ginnastica medica da sola nelle forme funzionali e la ginnastica medica associata all’utilizzo di un corsetto nelle forme strutturate si è dimostrata efficace nel ridurre la progressione della malattia.
I giovani possono essere colpiti anche da problemi alle vertebre?
Sì. La patologia si chiama spondilolistesi: è lo scivolamento in avanti di una vertebra rispetto alla sottostante; in caso di scivolamento posteriore si parla di retrolistesi. Esistono due tipi di spondilolistesi: da lisi istmica e degenerativa. La Spondilolistesi da Lisi Istmica, più frequente, ad insorgenza giovanile, è dovuta ad interruzione dell’istmo (cioè lo spazio compreso tra l’articolare superiore e l’articolare inferiore). Interessa in grandissima percentuale lo spazio L5-S1, in misura minore L4-L5 ed L3-L4. Colpisce circa il 5% della popolazione in età giovanile.
La spondilolistesi può essere del tutto asintomatica, tanto che spesso viene scoperta per caso eseguendo radiografie del rachide lombare. Comunque, c’è sempre scarsa correlazione tra il grado di scivolamento e la presenza di sintomi.
Quali sono i sintomi?
I sintomi più frequenti sono: la lombalgia meccanica, che peggiora con i movimenti e migliora con il riposo, di solito accentuata in estensione o in stazione eretta e durante il passaggio dalla posizione seduta a quella in piedi; la contrattura dei muscoli ischiocrurali, ipertonicità dei muscoli paraspinali; i disturbi di sensibilità (formicolio, bruciore, intorpidimento) fino a deficit motorio degli arti inferiori; iperlordosi lombare; depressione a “gradino” del passaggio lombosacrale.
La maggior parte dei pazienti affetti da spondilolistesi può essere trattata conservativamente. Infatti, soprattutto le forme lievi rappresentano una condizione benigna, dove la progressione dello scivolamento si ha solo nel 30% dei pazienti.
Lo scopo del trattamento conservativo è quello di rinforzare la muscolatura del tronco per ridare stabilità alla colonna, rieducare il paziente a mantenere una postura adeguata. In fase acuta, quando il quadro clinico è dominato da un costante dolore lombare, la terapia è quella della lombalgia. In presenza di sintomi disabilitanti conseguenti ad una compressione radicolare o all’instabilità, è invece necessario il trattamento chirurgico.
Lo sport può costituire una soluzione per queste forme?
La raccomandazione è che lo sport, nuoto compreso, non venga prescritto come un trattamento per la scoliosi idiopatica o il dorso curvo. Lo svolgimento di attività sportive di carattere generale offre al paziente scoliotico vantaggi aspecifici in termini psicologici, neuromotori ed organici generali, ma non hanno alcuna valenza terapeutica. Le lezioni di educazione fisica scolastica non devono essere interrotte in nessuna fase del trattamento, mentre, in base all’entità della curva scoliotica o dell’ipercifosi toracica e alla fase evolutiva, a giudizio del clinico esperto di patologie vertebrali, possono essere poste limitazioni rispetto ad alcune particolari attività sportive agonistiche molto mobilizzanti o particolarmente asimmetriche in scoliosi ad alto rischio di evolutività. Si raccomanda inoltre la continuazione delle attività sportive anche durante il periodo d’uso di un corsetto per i vantaggi fisici e psicologici che questo garantisce.
Infine, bisogna scoraggiare l’eccessiva sedentarietà, potendo essa rappresentare un fattore sfavorevole nella patomeccanica dell’ipercifosi toracica ed evitare nella Malattia di Scheuermann, specie in presenza di rachialgia importante, sollecitazioni meccaniche eccessive del rachide come nel caso di alcunisport agonistici; va invece fatta chiarezza sulla possibilità che l’uso di zainetti, anche pesanti, possa essere causa di rachialgia: il peso dello zaino, il disegno dello zaino e il modo di portarlo, non aumentano il rischio di sviluppare mal di schiena negli adolescenti nè sono in grado di aggravare considerevolmente l’ipercifosi toracica, non fosse altro per il fatto che l’arco di tempo nel quale viene indossato è veramente esiguo.
Infine, bisogna sempre ricordare che le patologie vertebrali in età evolutiva sono patologie serie che possono avere ripercussioni in età adulta e che non possono essere trattate in maniera semplicistica con solette o bite, ma richiedono un approccio specialistico qualificato. Anche terapie come manipolazioni vertebrali, chiropratica o altro, essendo tecniche molto mobilizzanti la colonna vertebrale possono fare evolvere considerevolmente la scoliosi in età evolutiva.
A.A.