ECCO COME SI RINNOVA UNA TRADIZIONE DI OLTRE UN SECOLO E MEZZO
di Katrin Bove
Lourdes, Loreto, Fatima e Santiago de Compostela, Terra Santa e Pompei. Sono solo alcuni dei santuari mariani più visitati al mondo. Ma per l’Unitalsi, nata nel 1903, sono oramai luoghi diventati ‘casa’, luoghi che quando lasci non vedi l’ora di ritornarci.
Dopo quasi un anno e mezzo di blocco dei pellegrinaggi verso la Grotta di Massabielle, con l’allentarsi delle misure anti-Covid sono ripresi con prudenza, ma anche con molto entusiasmo i pellegrinaggi. Per l’Unitalsi, a giugno, è stata una piccola delegazione emiliano-romagnola e ligure a raggiungere per la prima volta il santuario francese. E adesso sono moltissimi i malati che non vedono l’ora di poter partire.
Per molti andare a Lourdes significa andare in un posto in cui si vive come si dovrebbe vivere davvero, un luogo senza soprusi e senza arroganza. È la dimostrazione concreta che un altro mondo è possibile. L’Unitalsi. L’associazione (Unione nazionale italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari internazionali) dal 1903 è alimentata dall’operosità gratuita di volontari che si impegnano per accompagnare e assistere nei pellegrinaggi le persone con disabilità, malate, anziane o fragili.
In tutti questi mesi di pandemia, l’associazione si è inventata di tutto per non lasciare nessuno indietro. Sono stati organizzati pellegrinaggi in casa, momenti di preghiera, strumenti di aiuto concreto. Addirittura, i volontari sono andati sotto i balconi per tenere un po’ di compagnia alle persone sole: una esperienza colorata e colorita, per far capire loro che per noi sono importanti. Giorni difficili, in cui l’isolamento può diventare insostenibile, e che hanno mostrato la ricchezza della vita con gli altri.
Nessuno vive il viaggio a Lourdes come un’esperienza solitaria. Certo, ci sono momenti individuali di preghiera, di riflessione, di discernimento, ma è sempre la comunità a essere in pellegrinaggio. Non ci sono le celebrazioni per i malati ma con i malati.
19 luglio, il giorno della rinascita
Il 19 luglio è iniziata la ‘catena’ di pellegrinaggi Unitalsi in aereo, aperti a tutti, anche ai più fragili e agli ammalati, su velivoli attrezzati e in grado di ospitare tra le 130 e le 190 persone. Qualcuno è partito anche in pullman, mentre per i primi treni sarà necessario ancora tempo. È stato un segnale molto importante, perché è iniziato un nuovo cammino con protocolli di sicurezza anti Covid estremamente seri. La vicinanza è diventata un concetto che fa paura: ma adesso è giunto il momento di impegnarci a riaprire il cuore agli altri.
“Si sta concludendo questa prima stagione di pellegrinaggi al tempo del Covid che sta facendo da apripista per la prossima stagione 2022 e con orgoglio posso confermare che durate i nostri pellegrinaggi non si è verificato nessun caso di contagio da Covid-19” – ha affermato Federico Lorenzini, Consigliere Nazionale e responsabile della sicurezza Unitalsi. Abbiamo messo a punto un vero e proprio protocollo a livello nazionale e per tutte le attività che svolge Unitalsi, non solo per i pellegrinaggi, anche perché l’associazione dall’inizio della pandemia, non ha mai smesso la sua attività di volontariato su tutto il territorio”. “Oggi siamo più consapevoli dei rischi, dei pericoli abbiamo più conoscenza di questo tremendo virus e questo ci permetterà per la prossima stagione di incrementare, in totale sicurezza, le presenze ai nostri pellegrinaggi. La fiducia di una piena ripresa dei pellegrinaggi è ormai vicina e questo lo dobbiamo soprattutto alla collaborazione dei nostri volontari, dei soci di tutti quanti credono e vogliono che l’Unitalsi prosegua nella sua opera di carità ultracentenaria”.