DOPO LA PANDEMIA NULLA SARA’ PIU’ COME PRIMA: E’ EVIDENTE CHE LE STRUTTURE OSPEDALIERE DOVRANNO ADEGUARSI IN TEMPI RAPIDI ALLE MUTATE ESIGENZE EPIDEMIOLOGICHE
Francesco Vaia ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli. Ha perfezionato gli studi con la specializzazione in Statistica Sanitaria ottenuta presso l’Università “La Sapienza” a Roma e il Master in Gestione Aziendale Sanitaria, in Igiene e Sanità Pubblica. Nel corso della sua carriera, è stato Direttore, sia generale che sanitario, di prestigiosi IRCCS e Policlinici Universitari, oltre che di Aziende sanitarie. È autore e co-autore di articoli e pubblicazioni scientifiche su riviste a rilevanza nazionale e internazionale.È attualmente Direttore dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive (INMI) L. Spallanzani IRCCS in Roma, Italia. Il dottor Vaia è docente in Economia Sanitaria e Organizzazione Aziendale. Referente regionale per la Pandemia Covid19, consulente scientifico di ISPI, EURISPES, FIGC, CONI.
Molti parlano di terza dose vaccinale. Lei è favorevole?
È condivisibile la decisione di somministrare una dose addizionale, come atto di prudenza, alle persone più fragili. Tra queste sarebbe però opportuno individuare quelle che non hanno sviluppato un’adeguata risposta immunitaria con il primo ciclo vaccinale e per le quali esiste la possibilità che non sviluppino un’adeguata risposta neppure con la terza dose. In questi casi, i cosiddetti “non-responders”, potrebbe essere più utile fornire direttamente anticorpi neutralizzanti. Allo Spallanzani stiamo lavorando proprio in questa direzione: un’ulteriore opportunità per non lasciare indietro nessuno.Esistono, allo stato attuale, meno evidenze scientifiche a supporto di un utilizzo della terza dose nella popolazione generale. Il razionale di una simile iniziativa dovrebbe risiedere in una diminuzione dell’efficacia vaccinale nel tempo e/o nella presenza di nuove varianti per le quali i vaccini non forniscano adeguata protezione. Fino ad ora, tuttavia, simili condizioni non esistono: i dati attualmente in nostro possesso confermano la persistenza di efficacia nei confronti della malattia grave, anche a sei/nove mesi dal completamento dell’attuale ciclo vaccinale.
Lei si è detto contrario a somministrare il vaccino agli under 12. Per quale ragione?
Non sono contrario, ma cauto. È importante attendere il pronunciamento delle agenzie regolatorie del farmaco e valutare che il rapporto rischi/benefici sia a favore di questi ultimi, dal momento che non abbiamo ancora evidenze sufficienti a riguardo. Deve essere chiaro a tutti che la comunità scientifica non esegue sperimentazione sulla popolazione: ogni decisione medica deve essere presa sulla base di solide prove di sicurezza ed efficacia e adattata alla persona. Non è escluso che in futuro avremo queste prove anche per i ragazzi under 12. Ora però dobbiamo aspettare.
A che punto è la ricerca dello Spallanzani sugli anticorpi monoclonali?
È iniziata la fase 2 di sperimentazione di anticorpi monoclonali di seconda generazione, da utilizzare, eventualmente, anche in via profilattica e dietro autorizzazione delle autorità competenti. I nuovi anticorpi saranno somministrabili intramuscolo, garantendo quindi la possibilità di riceverli direttamente a casa, anche da parte del personale infermieristico. Un notevole passo avanti nell’assistenza, nell’ottica di favorire la territorialità e la medicina di prossimità, come indicato anche dal PNRR. Lo ricordiamo: gli anticorpi non sono un’alternativa alla vaccinazione, ma un’arma ulteriore nella lotta al Covid-19, soprattutto per i più fragili.Siamo dunque ad una fase avanzata della ricerca, che ci permetterà di introdurre in tempi utili questa nuova terapia, ma abbiamo bisogno di superare antistorici burocratismi. Abbiamo bisogno di fare presto, per uscire definitivamente da questa pandemia.Peraltro, a produrre gli anticorpi sarà un’azienda dell’Agro Pontino, a testimonianza del fatto che l’Italia può e sa produrre eccellenza e innovazione.
Che cosa ha insegnato la pandemia al sistema sanitario?
La pandemia è stata l’11 settembre della Sanità: nulla sarà più come prima.È evidente che le strutture ospedaliere dovranno essere in grado di far fronte alle mutate esigenze epidemiologiche e di farlo in tempi rapidi. L’aver ideato e applicato il concetto di Hospital Evolution ha permesso allo Spallanzani di gestire efficacemente l’emergenza sanitaria e questa flessibilità dovrebbe diventare un modus operandi diffuso nelle strutture sanitarie del Paese.L’esperienza della pandemia ha evidenziato inoltre che è fondamentale poter contare sulle tecnologie più avanzate e conseguentemente su elevate competenze digitali, professionali e manageriali, senza le quali sarà impossibile immaginare e realizzare nuovi modelli di gestione clinica, come ha ben evidenziato il PNRR.Sarà indispensabile però, in questo processo, garantire l’integrazione tra ricerca, innovazione tecnologica e cura della persona, mettendo quest’ultima al centro di ogni decisione di politica sanitaria.Proprio in questo senso va letto l’impegno di rafforzare l’assistenza sanitaria territoriale: anche in questo caso lo Spallanzani ha saputo essere antesignano di questa transizione, lavorando attivamente in questa direzione già durante la lotta al Covid-19. In particolare, abbiamo fornito supporto a medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale, che hanno avuto la possibilità, attraverso il teleconsulto, di collaborare con i nostri medici nella gestione dei pazienti. L’attività svolta sul territorio da parte dell’Istituto si è esplicata anche attraverso l’attività delle USCAR, nei confronti delle quali lo Spallanzani è stato investito di un ruolo cruciale, dall’aggressione dei focolai direttamente sul territorio alle attività di controllo e monitoraggio nei punti nodali di accesso alla regione Lazio, come porti e aeroporti. Qui, in particolare, abbiamo lavorato, in collaborazione con Aeroporti di Roma, anche alla profilassi vaccinale, nell’ambito del progetto “VAX & GO”, estendendo di fatto ben oltre i confini regionali l’azione di lotta al virus.
E siamo pronti a continuare su questa strada, per una vera “Exit Strategy”: è il momento di guardare oltre e tornare alla normalità.