L’84% delle imprese si considera “molto o abbastanza” sostenibile, ma soltanto il 30% prevede premi di produzione per i manager che raggiungono obiettivi di sostenibilità e nella maggior parte dei casi mancano investimenti e politiche organizzative dedicate, in linea con una corretta transizione ecologica. È uno dei dati che emergono dall’Osservatorio Imprese, Sostenibilità e Comunicazione realizzato da Format Research e promosso delle società di comunicazione Mediatyche e Homina, aderenti a UNA-Azienda della Comunicazione Unite. Su un campione rappresentativo delle piccole, medie e grandi imprese italiane, sono principalmente le grandi realtà della finanza e del commercio all’ingrosso che si valutano positivamente in termini di sostenibilità.
Quello della sostenibilità è un percorso accidentato: il 48,7% delle imprese ha incontrato difficoltà a causa della troppa burocrazia per accedere ai finanziamenti pubblici e a un quadro normativo inadeguato. Tra le difficoltà spicca anche, con un 20,8%, la mancanza di personale qualificato da inquadrare negli organici aziendali. Dalla ricerca emerge anche una carenza di informazioni sui principali strumenti a sostegno della transizione ecologica: solo il 7,2% delle organizzazioni conosce nel dettaglio il Pnrr.
Uno dei cambiamenti rilevati dall’Osservatorio, a seguito della pandemia, è quello del venir meno della mentalità stand alone: il 17% delle imprese dell’industria e del commercio hanno richiesto alla filiera dei propri fornitori interventi per la sostenibilità. Un dato in crescita del 4% rispetto al 2020. Un approccio che ha generato positivi ritorni economici: Il 14,8% delle aziende ha acquisito nuovi clienti dimostrando di operare in una filiera sostenibile.
Nonostante i benefici sul business, dalla ricerca emerge la scarsa propensione delle organizzazioni a rendicontare agli stakeholder il proprio impegno per la sostenibilità. Solo l’8,6% delle imprese obbligate redige un bilancio/report di sostebilità, percentuale che scende al 4,1% di quelle che non hanno obblighi sulla comunicazione non finanziaria.
«La capacità di rendicontare il proprio impegno per la sostenibilità – spiega Omer Pignatti, amministratore delegato di Homina – diventerà un fattore di competitività sempre più determinante per le imprese, che si trovano ad operare in un contesto di mercato che vede una crescente sensibilità dei consumatori verso l’ambiente, la responsabilità sociale e l’impegno per le comunità».