di Ranieri Razzante
Il 52% delle pmi italiane ha continuato a scommettere sull’innovazione anche negli ultimi due anni nonostante la pandemia. Il 42% delle Pmi ha realizzato investimenti e questa percentuale è destinata ad aumentare di un ulteriore 6% entro il 2023. Lo dice un’indagine dell’osservatorio Market Watch PMI realizzata da Banca Ifis in collaborazione con Format Research su un campione di 1.800 imprese
Le pmi nell’accelerazione verso la trasformazione digitale
Lo studio evidenzia l’apporto decisivo delle tecnologie digitali nel rendere più agili e competitive le aziende, grazie a un percorso di trasformazione che risponde alle nuove esigenze di business.
Se oggi i maggiori investimenti sono stati indirizzati al potenziamento della dotazione di macchinari (54% dei casi), alla formazione del personale (38%) e all’infrastruttura digitale (26%); nel prossimo futuro le aziende prevedono di puntare su: digitalizzazione dei processi (34%); sostenibilità (32%); gestione della relazione con i clienti e R&S (21% in entrambi i casi); reshoring delle filiere di fornitura (12%).
I settori che hanno dimostrato una maggiore spinta negli investimenti tecnologici sono la Chimica-Farmaceutica e il Sistema Casa ;rispettivamente con il 76% e 63% delle imprese che hanno introdotto un’innovazione a livello di prodotto, di processo o organizzativa negli ultimi due anni. Segue la Tecnologia a quota 60%. Rispetto alle modalità di reperimento delle risorse economiche il 56% delle Pmi intervistate ha fatto ricorso all’autofinanziamento mentre il 35% a finanziamenti bancari; solo il 7% ha impiegato sostegni pubblici.
L’innovazione non riguarda tuttavia nella stessa misura tutte le PMI. Nelle imprese che contano tra 50 e 249 dipendenti la percentuale raggiunge il 70%; nelle piccole (20-49 addetti) la quota di chi investe nella tecnologia è del 55%, mentre nelle microimprese sotto i 20 dipendenti è pari al 47%.
Cresce l’Industry 4.0 a partire dalla sicurezza informatica
Il ruolo delle tecnologie 4.0 è sempre più cruciale per il miglioramento della competitività. Il 73% degli intervistati dichiara di utilizzarle già o di volerle adottare nel biennio 2022-2023. Le tecnologie più presenti in azienda sono: cyber security (31% dei casi), CRM (29%) e Cloud (25%).
Di minore entità ma comunque significativi gli investimenti nell’industrial IoT, l’Internet delle cose (16%), supply chain management (15%), stampa 3D e produzione additiva (8%), Big Data e intelligenza artificiale (8%).
A minore intensità per investimenti ci sono: i robot collaborativi e interconnessi, su cui ha investito nell’ultimo biennio il 7% degli intervistati, la realtà aumentata (5%) e le nanotecnologie e i materiali intelligenti (1% di investimenti realizzati ma con un +6% di crescita prevista nel prossimo biennio).
Con l’innovazione più qualità e produttività per le pmi
Per il 59% delle aziende l’innovazione si traduce in miglioramento della qualità dei prodotti e riduzione degli errori di processo. Un’esigenza, quest’ultima, sentita in maniera particolare dalle aziende di maggiori dimensioni, tanto da divenire il primo obiettivo degli investimenti digitali per il 71% delle società con oltre 50 addetti.
Tra le ragioni che spingono le PMI ad aprirsi al futuro ci sono: l’aumento della produttività; il miglioramento della sicurezza negli stabilimenti; la possibilità di entrare in nuovi mercati o di lanciare nuovi prodotti; l’opportunità di personalizzare l’offerta ai clienti o di garantire maggiore flessibilità.