di Giosetta Ciuffa
Quante volte sentiamo parlare di broker eppure non tutti sapremmo descrivere bene di che si occupano: sì, certo, è qualcosa che ha a che fare con la consulenza e l’intermediazione ma ai più resta comunque un’aura fumosa intorno a questo mestiere che si declina in diversi campi. Dialoghiamo dunque con Flavio Marelli, amministratore unico di Anthea spa, società da lui fondata ormai 16 anni fa e il cui core business è proprio il brokeraggio: assicurativo, nel suo caso.
Con le numerose divisioni in cui si è specializzata, Anthea si rivolge a piccole, medie e grandi imprese industriali e commerciali; alle famiglie e ai privati; a professionisti quali commercialisti, avvocati, architetti, geologi, medici ma anche a quelle professioni non regolamentate da albi e ordini; all’entertainment business e alla sport industry, che raccolgono organizzatori di eventi, musicisti, attori, locali e sale concerti e persino impianti sciistici oltre che sportivi, club, leghe e federazioni. Anthea è direttamente presente fino a Napoli e mediante altre società partecipate o controllate fino alla Sicilia; in quanto a rete commerciale è ovunque per il tramite di collaboratori commerciali, tranne che in Basilicata e Sardegna.
- Ci può spiegare come nasce Anthea? E con quali scopi?
- Anthea nasce dal connubio tra la mia idea di un’azienda di brokeraggio assicurativo e l’imprenditoria locale che all’epoca ha sostenuto questa idea di impresa. La nascita di Anthea si deve alla mia volontà di costruire un’azienda in luogo di una professione, quella del broker: ciò ha significato organizzarsi come azienda, pertanto fin dal principio è stato messo a punto un piano industriale che ruotasse intorno al brokeraggio assicurativo e sostenesse questa mission. Oggi quindi esiste Anthea, società per azioni capofila di ulteriori sette società che si occupano genericamente di intermediazione assicurativa ma anche di aspetti “no insurance”, sviluppando inoltre un business non legato al mondo assicurativo bensì ai settori immobiliare, dell’energia, della comunicazione.
- Il vostro slogan è “sicurezza oltre i rischi”. Quali significati ha per voi e per il cliente?
- Sono due termini che parrebbero agli antipodi: da una parte c’è la sicurezza e dall’altra i rischi. Invece i due ambiti sono divisi da quel piccolo diaframma che è il luogo della consapevolezza. Si è sicuri quando si è consapevoli dei rischi che si corrono e la consapevolezza porta al superamento del rischio o, meglio, al trasferimento di esso. In effetti la nostra attività è tutta lì: noi trasferiamo rischi dalle persone che vivono, che fanno impresa, che fanno professione, agli assicuratori quindi rendiamo sicure quelle persone che comunque corrono dei rischi, trasferendoli al mercato assicurativo. Sicurezza oltre i rischi significa valicare quel sottile confine che esiste tra il rischio e la sicurezza; se non si supera, il rischio rimane tale e si corre in prima persona. Anthea permette il superamento di questo confine, che è sottilissimo.
- Che cosa significa essere broker indipendenti nel terzo millennio?
- Essere broker ed essere indipendenti sono due facce della stessa medaglia. Fare brokeraggio con correttezza equivale a essere automaticamente indipendenti da chi fornisce i prodotti, in quanto si rappresenta colui che fruisce dei benefici delle soluzioni acquistate. Il broker assicurativo agisce per conto dell’assicurato nel mercato delle polizze ed è indipendente in quanto è equidistante da tutti i fornitori, non rappresentando alcuna compagnia assicurativa e ciò lo rende autonomo. Il suo know-how permette all’assicurato di individuare il prodotto della migliore compagnia assicurativa nonché quello più adatto alle proprie esigenze. Il servizio che Anthea fornisce quindi è costituito da tutti i processi che puntano alla consapevolezza del cliente e permettono la decisione dell’assicurato -perché, ricordiamolo, è l’assicurato che decide e che si affida a un broker perché, appunto, desidera maturare la consapevolezza adeguata per la miglior scelta possibile.
- Come state affrontando questo momento di crisi economica e sociale? Con quali risultati?
- È in questi periodi che nascono le paure e si sviluppa la prima consapevolezza che permette a noi di generarne una seconda. La prima è essere consci che esistono dei rischi. Nei periodi in cui va tutto bene le persone rischiano senza accorgersi di rischiare qualcosa; nei periodi di crisi invece le paure e le fragilità che emergono rendono più consapevoli dei rischi che esistono e quotidianamente si vivono: ciò fa in modo che il mercato si avvicini a noi. Chi si occupa di rischi viene cercato un po’ di più nei periodi di crisi. Quindi nel post-Covid in molti si sono avvicinati a noi. Ovviamente, da un punto di vista economico la crisi ha minato anche noi poiché in certi contesti non si hanno le disponibilità per pagare i premi assicurativi. Paradossalmente però è stato un periodo in cui tanti potenziali clienti si sono avvicinati a noi e, riprendendo il lento moto dell’economia, cominciamo ora ad avvertirne il riverbero positivo poiché persone, imprenditori, professionisti possono passare dalla consapevolezza che esistono dei rischi a quella che questi rischi si possono assicurare.
- Come vede il futuro di Anthea?
- Io sono un ottimista: il 51% di sì vince sul 49% di no. Un imprenditore deve vivere almeno al 51% tutto quello che fa. Lo ero persino lo scorso marzo, perché intravedevo questo periodo di grande semina, se pure con modalità diverse e nuove di avvicinare i clienti e dei clienti di avvicinarsi a noi. Vedo un futuro ancor più positivo per via di quella prima consapevolezza generata da quel periodo buio: le persone hanno vissuto delle fragilità inattese e maturano una fiducia nuova nei confronti di chi può far vincere queste fragilità.
- Il suo core business è destinato a rimanere sempre lo stesso o pensa di diversificarlo? Non è tentato anche da altre sfide?
- Nel futuro c’è diversificazione, con nuove esperienze e investimenti in ambiti diversi; questo però, dopo 16 anni di assicurazioni, fa parte di un vezzo imprenditoriale lontano dall’insurance, già ampiamente esplorato: in questi anni abbiamo già sostenuto tanta cultura e tanto sport di base, a partire da Vicenza Volley, la nostra società sportiva di volley femminile con centinaia di giovani tesserate in tutta la provincia. Siamo orgogliosi dello sviluppo che questo progetto sta ottenendo perché fa emergere un connotato di Anthea che è quello del legame con il territorio. Siamo presenti con i nostri uffici in 10 province in Italia, amiamo vivere il territorio con tutto quello che può offrire e viceversa sosteniamo le iniziative per le quali abbiamo la percezione che l’imprenditore non possa tirarsi indietro: mi riferisco appunto alla cultura, al sociale, allo sport di base. Il ruolo dell’imprenditore non deve limitarsi al business ma è anche quello di promuovere i territori in senso lato. Tengo particolarmente a un progetto futuro: far conoscere di più e meglio il ruolo del broker assicurativo, in un mondo vastissimo che tutti conoscono ma solo superficialmente, è un ruolo cruciale di assistenza agli assicurati nella scelta delle giuste coperture assicurative da parte della compagnia giusta. Riuscirci non è semplice e ci impegniamo ad investire in una comunicazione a beneficio di tutti. Un lavoro di squadra quindi, come quello perfettamente rappresentato dal volley.